L'opera
Le ceneri di Gramsci venne pubblicato nel giugno 1957 per Garzanti e raccoglie dieci poemetti, prevalentemente in terzine di endecasillabi composti tra il 1951 e il 1955, tutti già apparsi in rivista.
Il libro fu protagonista di una accesa contesa editoriale fra Mondadori e Garzanti, conclusasi a favore di quest’ultima. Pasolini aveva infatti promesso il volume a Mondadori per la collana dello “Specchio”, siglando un accordo e consegnando un dattiloscritto nel 1955, ma Garzanti era riuscita a bloccare la pubblicazione. A questa altezza la raccolta dei poemetti “civili” immaginata dall’autore era costituita però da soli sette testi e saranno gli anni della disputa editoriale a dargli modo di sviluppare ulteriormente il progetto, arricchendo il volume di altri tre componimenti.
Sebbene l’arco temporale di composizione delle singole liriche vada dal 1951 al 1955 e sia quindi piuttosto dilatato, è possibile ravvisare nel volume una struttura narrativa coesa, che procede da una prospettiva estremamente allargata – uno sguardo sull’Italia – verso una dimensione intima e personale, relativa al proprio vissuto e alla propria delusione politica.
La comprensione della sostanza dei componimenti non può non passare da due aspetti specifici. Il primo fra questi è il costante dialogo tra l’io lirico e la nutrita serie di interlocutori, generici (il popolo) e determinati (Picasso, Bertolucci e, ovviamente, Gramsci). Il secondo è invece relativo alla dimensione paesaggistica dell’opera. Il poeta infatti si muove tra luoghi, concreti e astratti, procedendo dal globale al particolare, passando quindi dalla visione aerea (degli Appennini, per esempio) a quella interna, con particolare attenzione agli strati più infimi del reale. Il movimento costituisce pertanto «il supporto fisico a ogni ragionamento ideologico e a ogni reazione emotiva del libro» (Bazzocchi, 73).