Pasolini, La religione del mio tempo

L'opera

La religione del mio tempo venne pubblicato da Garzanti nel 1961, dedicato dall’autore a Elsa Morante. Il volume raccoglie le poesie scritte tra il 1955 e il 1960 a Roma ed è suddiviso in tre sezioni, a loro volta suddivise in diverse sottosezioni. La prima sezione contiene i tre testi fondativi della raccolta (La ricchezza, A un ragazzo, La religione del mio tempo); la seconda è costituita dagli epigrammi politici e letterari già apparsi su «Officina»; la terza contiene le Poesie incivili, in contrasto con la precedente sezione impegnata. La maggior parte dei componimenti era già stato pubblicato in rivista, a volte con un titolo diverso e con varianti; anche il titolo generale della raccolta aveva subito un mutamento, passando dall’originario La ricchezza a quello definitivo di La religione del mio tempo, ispirato a un sonetto di Belli («il titolo dice tutto: polemica anticattolica, anticonformista», scrive Pasolini a Fortini il 31 ottobre 1957).

È lo stesso poeta a offrire una descrizione del volume, rispondendo polemicamente a Carlo Salinari dalle colonne della rivista «Tempo». La religione del mio tempo si discosta da Le ceneri di Gramsci in quanto «esprime la crisi degli anni sessanta [. . . ] La sirena neo-capitalistica da una parte, la desistenza rivoluzionaria dall'altra: e il vuoto, il terribile vuoto esistenziale che ne consegue». Infatti, al centro della raccolta non si trova più il sottoproletariato e, dopo un’iniziale immersione nel mondo popolare, il poeta passa a indagare il dramma interiore dell’ambiente borghese a contatto con gli elementi della natura. Inoltre, dalla preponderanza dell’olfatto, senso principe nella descrizione degli ambienti popolari, si passa al predominio delle sensazioni visive, che «riducono cose e paesaggi a un ammasso di macerie incorporee» (Bazzocchi, 162).